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Le stagioni di Augusto

La stagioni di Augusto
“Il valore della pianificazione diminuisce con la complessità dello stato delle cose”. Così duemila anni fa, con una frase che raccoglieva una visione del mondo unitaria fra il percorso della natura e la gestione della cosa pubblica, l’imperatore   Ottaviano Augusto coglieva pienamente l’essenza dei concetti  che   oggi   indirizzano     la moderna    pianificazione di   emergenza   che  si   impernia   proprio su concetti come semplicità e flessibilità.
Questo è l’incipit de “Il metodo Augustus”   di Elvezio Galanti, lo strumento base per la redazione dei piani di emergenza di protezione civile e per la gestione delle stesse.
Alla bella e complessiva frase di Augusto oggi dovremmo aggiungere un riferimento alle stagioni. Augusto a suo tempo non lo fece perché, molto probabilmente, aveva consapevolezza delle stagioni stesse e ad esse si adeguava, si preparava. Ma Augusto, anche se imperatore e saggio, al confronto dei civili uomini moderni era un poveraccio retrogrado. Augusto si adeguava alle stagioni.
Noi uomini moderni e civili abbiamo la necessità di fare a meno delle stagioni.
Nei luoghi dove viviamo e svolgiamo le nostre attività vogliamo la temperatura costante, compresa tra i 19 ed i 23 gradi, abbiamo inventato i condizionatori apposta per questo motivo e ne produciamo decine di milioni l’anno per questo.
La pioggia ci da molto fastidio e dovrebbe piovere solo nei deserti e direttamente sulle dighe. Non avremmo più allagamenti e colate di fango.
La neve dovrebbe cadere solo sulle piste da sci e solo di notte, può nevicare sulle cartoline e pochissimo nelle palle di vetro dove già aspettano i pupazzi di plastica.
Il caldo solo al mare quando ci sono i bagnanti e non troppo in montagna per gli escursionisti insaziabili. Gli agricoltori già hanno le serre umide e calde per produrre 12 mesi l’anno zucchine  e pomodori,  in più potrebbero richiedere i loro giusti quantitativi di pioggia direttamente sui campi alla giusta intensità.
Vento debole, appena una piccola brezza ogni tanto.  
Augusto venti secoli fa, imperatore, poveraccio. D’inverno si beccava la neve ed aveva solo il fuoco vero del legno vero per riscaldarsi; nel letto ci faceva mettere un po’ di pietre vere riscaldate e gli infissi di certo non avevano i tripli vetri termici.
D’inverno fermi tutti. Si consumavano le scorte alimentari ed energetiche raccolte nella estate e nell’autunno. Noi civili e moderni di inverno dobbiamo muoverci e non abbiamo idea di cosa siano le scorte. Anzi sappiamo che le scorte sono uomini palestrati con un filo pendulo dall’orecchio e che non parlano con nessuno. Non abbiamo mai saputo che l’imperatore Augusto se ne cibasse nei mesi invernali, sarà per questo che Augusto imperatore era in realtà un ignorante retrogrado.
Ogni inverno si tranciano i cavi delle linee elettriche, si bloccano e si rompono i treni, finiscono le catene, muoiono assiderati i poveracci.
Ogni primavera si rompono gli argini, si allagano i campi, arrivano le allergie, muoiono annegati i poveracci.
Ogni estate si squaglia l’asfalto, si bloccano e si rompono i treni, ci sono gli incendi, muoiono di caldo i poveracci.
Ogni autunno le foglie intasano i tombini, si aprono le scuole, piove troppo, c’è troppo vento, il vento scoperchia le serre, muoiono di polmonite i poveracci.
L’uomo moderno, per essere davvero tale ed avere meno seccature, dovrebbe fare tre cose:
I°) Votare all’ONU la abolizione delle stagioni e la istituzione della sola unica buona stagione per tutti; quattro stagioni non servono davvero.
II°) Eliminare in qualche modo quei poveri poveracci che muoiono sempre; si estinguessero una volta per tutte, come i mammuth.  Ne conserveremo alcuni esemplari nei musei, a fresca temperatura costante, come simboli della passata e presente inciviltà.
III°) Eliminate le stagioni, estinti i poveracci, non resta che chiudere anche con la Protezione Civile, ormai inutile. Grazie
 

Grazie, perchè così anche noi la possiamo smettere di andare in giro d'estate a spegnere gli incendi, in primavera a spalare fango, in inverno a spalare neve, in autunno a guardare fiumi. 




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