Categorie di rischio


Bombe a grappolo israeliane contro i civili in Libano

INTERNAZIONALE
31/5/2008   17.26
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IL CASO LIBANO E “L’IMMORALE” USO ISRAELIANO
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alt Giustizia e diritti umani, Standard
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(13/9/2006) “In Libano abbiamo coperto interi villaggi con le cluster bombs, quello che abbiamo fatto è folle e mostruoso”, lo ha detto un comandante riservista dell’esercito israeliano al quotidiano ‘Hareetz’, che pubblica la testimonianza sull’impiego di ‘bombe a grappolo’ e ‘armi al fosforo’ nei 35 giorni di combattimenti in territorio libanese. Secondo l’ufficiale, che ha chiesto l’anonimato, 1.800 bombe a grappolo contenenti 1.200.000 sub-munizioni sono state lanciate dalla sola Unità ‘sistemi lanciarazzi multipli’ (Mlrs), quella in cui svolgeva servizio. La fonte ha aggiunto che la grande maggioranza degli ordigni fu lanciata nei dieci giorni prima la dichiarazione ufficiale di cessate-il-fuoco. Alle bombe lanciate dal Mlrs andrebbero aggiunti gli ordigni lanciati dai cannoni di artiglieri e dall’aviazione, si legge nell’articolo. La fonte ha detto che il ricorso alle bombe a grappolo è stato massiccio nonostante i lanci fossero imprecisi - anche 1200 metri fuori dal bersaglio - e fosse chiaro che una gran quantità delle sub-munizioni restasse inesplosa. Sulla base delle dichiarazioni fatte alla testata israeliana si stima che nel sud del Libano siano disperse almeno mezzo milione di sub-munizioni inesplose. Il comandante israeliano intervistato, che nell’articolo dimostra tutta la sua opposizione all’impiego di tali armi, ha riferito anche che in più occasioni le bombe sono state lanciate a meno di un raggio di 15 chilometri, nonostante le informazioni tecniche a disposizione avvertissero che a quella distanza il numero delle sub-munizioni inesplose aumenta considerevolmente; per compensare l’imprecisione dei lanci, ha aggiunto, fu dato ordine di “inondare” le aree con le bombe. Il comandante ha fatto sapere che dopo essere stato congedato ha scritto una lettera al ministro della Difesa Amir Perez per protestare contro l’uso delle cluster bombs, “Per quanto riguarda gli ordigni inesplosi, non abbiamo nessun controllo su chi colpiranno. Prima o dopo salteranno nelle mani di qualcuno” ha scritto nella missiva alla quale ancora non ha ricevuto risposta. Nell’articolo si menzionano anche altri soldati dell’esercito israeliano che dicono di aver lanciato proiettili al fosforo bianco, presumibilmente allo scopo di provocare incendi. Se usate contro esseri umani - cosa vietata dalla leggi internazionali - questo tipo di armi causano enormi sofferenze. Rispondendo alle critiche sull’impiego di tali strumenti, l’Esercito israeliano ha sempre ribadito di usare “metodi e armi che sono autorizzate dalle leggi internazionali”. Né le cluster bombs né le bombe al fosforo sono infatti bandite dalle leggi, ma secondo alcune interpretazioni dovrebbero essere proibite poiché le prime rientrerebbero nella definizione delle armi “non -discriminanti” (eufemismo per dire che colpiscono soprattutto civili) mentre il fosforo produce “danni eccessivi e sofferenze non necessarie”.


(2/9/2006) “La triste realtà è che passeremo i prossimi dieci anni a ripulire i ruderi dei villaggi libanesi dalle bombe a grappolo” è questa l’amara previsione di Simon Conway, direttore dell’organizzazione non governativa britannica LandMine Action, ricordando che prima nell’ultima azione di guerra nel sud del Libano si continuava ancora a ripulire il terreno di ordigni inesplosi delle incursioni di Israele del 1978 e del 1982. Le bombe a grappolo sono grossi missili pieni di centinaia di piccoli e micidiali ordigni che, a una certa altezza dal suolo, vengono ‘sparati fuori’ e si spargono per vaste aree. Quelle lanciate sul Libano erano di fabbricazione statunitense (tipo M42 e M77) e israeliana (M85), ha detto Conway, precisando che nei fatti il 40% delle ‘bombette’ resta inesploso (una percentuale che secondo i fabbricanti sarebbe invece del 5%). Secondo le stime delle Nazioni Unite ci sarebbero 100.000 di queste piccole bombe inesplose in Libano, la maggior parte lanciate nei tre giorni precedenti la dichiarazione di cessate-il-fuoco del 14 agosto. Più ottimista la previsione di David Shearer, coordinatore degli aiuti umanitari delle Nazioni Uniti, secondo il quale lavorando a pieno regime nei 400 siti ‘contaminati’ finora individuati si potrebbe ripulirli in 12-15 mesi. “Attualmente una persona al giorno muore e tre rimangono ferite a causa di munizioni inesplose di tutti i tipi” ha detto Shearer.


(31/8/2006) “Ciò che è scioccante e che definirei completamente ‘immorale’ è che il 90% dei lanci di bombe a grappolo è avvenuto nelle ultime 72 ore del conflitto quando si sapeva che ci sarebbe stata una risoluzione e una fine dei combattimenti”: lo ha detto il vicesegretario Onu per gli affari umanitari Jan Egeland, condannando l’uso delle cosiddette ‘cluster bomb’ da parte di Israele durante la guerra contro Hezbollah in Libano. Alla vigilia della Conferenza di Stoccolma per la ricostruzione del Paese dei cedri, Egeland ha reso noto che gli esperti dell’Onu hanno identificato “359 siti contaminati con bombe a grappolo con circa 100.000 ‘munizioni’ ancora inesplose’, sganciati dall’aviazione israeliana in territorio libanese. “Tutti i giorni i civili vengono mutilati, feriti e uccisi da questi ordigni” ha detto il vice di Kofi Annan, aggiungendo che le bombe a grappolo degli israeliani sono state costruite “in un certo numero di paesi”, compresi gli Stati Uniti. “Spero che gli Usa discuteranno con Israele di questo, perché è un oltraggio che ci siano 100.000 ordigni inesplosi dove bambini, donne, pastori e agricoltori andranno ora a camminare” ha detto ancora Egeland, aggiungendo di non essere finora riuscito a ottenere alcuna spiegazione da Israele. Il responsabile umanitario dell’Onu ha fatto sapere di voler lanciare un appello oggi alla conferenza di Stoccolma per stanziamenti destinati allo sminamento. Da Ginevra, Chris Clark, responsabile del sezione mine dell’Onu nel Libano meridionale, ha detto che dopo la tregua del 14 agosto si sono registrati 59 incidenti, con 13 vittime.
[CO]



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