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Emergenza oceanica

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800 milioni di litri. Come se a Roma, i due milioni di abitanti che consumano duecento litri di acqua al giorno a testa, consumassero per due giorni non acqua ma petrolio grezzo.

Ecco, 800milioni di litri è la quantità dichiarata dalla BP di petrolio grezzo che è uscita dal pozzo nel Golfo del Messico a partire dal 20 aprile e fino ad oggi. Come se tutta l’acqua contenuta in una media diga di montagna non fosse più acqua ma un denso liquido bavoso e si disperdesse e diluisse nell’oceano profondo e dalla profondità di 1500metri sino alla superficie. Secondo noi la BP imbroglia e la quantità di petrolio grezzo fuoriuscita dal pozzo sarebbe maggiore, forse il doppio, ma potrebbe essere molto di più . Ed allora pensiamo ai gamberetti, alle balene, ai pellicani, alle alghe, a tutti gli esseri viventi più noti che ci vengono in mente e che vivono in quel tratto di Oceano.       La nostra normale conoscenza è sufficiente a farci rabbrividire.

Sappiamo, normalmente, che il petrolio inquina, sporca, che con l’acqua “non si lava via”, che a berlo ci si intossica ed avvelena. Insomma ci fanno una gran pena tutti coloro che debbono averci a che fare con il petrolio.

Il petrolio ha origine organica, erano alberi ed animali centinaia di milioni di anni fa, decomposti, putrefatti, alterati, digeriti, compressi, sepolti in sacche cavernose tra strati di argille, il tutto sotto alcuni kilometri di crosta terrestre, sparsi in diversi luoghi del Pianeta, dove più dove meno.

Ecco, il guaio è dove più. Nell’antichità il petrolio-catrame che affiorava era una “benedizione”, vi si facevano i bagni salutari ed in Sicilia duemila anni fa una Città, Petralia, era famosa per le sue terme. Da cento anni invece per il petrolio e con il petrolio si fanno le guerre, le guerre tra gli uomini  che coinvolgono sempre ed ovunque soggetti che delle guerre non sono responsabili.

Nel golfo del Messico sono piantate nel fondo dell’Oceano circa 4.000 piattaforme per estrarre petrolio, il luogo di maggiore concentrazione sul Pianeta. Nel golfo del Messico fa il suo ricciolo più importante la famosa “corrente del golfo”, orbene quel miliardo di litri di petrolio grezzo – litro più litro meno- è già entrato nel ciclo e nel lungo viaggio della corrente del golfo. Una parte -quella del litro meno- è finita nei fondali e sulle spiagge degli Stati Uniti, l’altra parte  -quella del litro più- si diluisce malamente in una lunghissima scia oceanica intossicando, sporcando, isterilendo, avvelenando miliardi e miliardi di organismi viventi ed in parte sedimentandosi sul fondo dell’Atlantico. Questo fiume oceanico “spargerà” petrolio per molti anni, sempre più diluito, sempre più dimenticato, sempre più normale quotidianità.

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La maggior parte degli organi di informazione fa vedere poco ed informa sul già noto. Così è comodo. Un pellicano sporco di petrolio fa tenerezza, un marlin pescato all’amo fa gola.

Ecco, di nuovo, quel marlin è intossicato dal petrolio e la sua morte sofferta per asfissia non è diversa da quella dei gamberetti cresciuti nelle gabbie davanti le coste degli States ancorati alle stesse piattaforme petrolifere. Le nostre sensibilità e le nostre conoscenze sono utilizzate dai mass media ed allora conviene  incrementare le une e le altre.

Gli Oceani ed i Mari sono abitati ovunque e per tutta la loro profondità. Forme di vita eccezionali per capacità di adattamento sono state trovate persino su profondi vulcani oceanici che sputano zolfo e “si campano” di solfuro di idrogeno (tipo gli anfipodi e copepodi, specie di vermi tubo) e poi organismi più grandi, quali lumache, gamberetti, granchi, vermi tubo, pesci e polpi formano una catena alimentare a salire nei rapporti predatore-preda attorno ai primi.

Nella catena alimentare si sono inseriti gli “umani” trovando mille sistemi per fare sempre la parte della predatore e squilibrando pesantemente la complessa capacità del Pianeta di mantenere i suoi abitanti. La fuoriuscita innaturale di un miliardo di litri di petrolio è come se lungo un piccolo torrente di montagna si versasse una damigiana di arsenico o altro veleno mortifero.

Per i prossimi anni le conseguenze di questo avvelenamento saranno pesantissime su una importante area/fascia biologica del Pianeta.

Gli ultimi a subirne le conseguenze saranno gli umani, gli unici responsabili.

Pio Acito   disaster manager

 

questo articolo è pubblicato anche da www.geapress.org




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